La città d’arte di Messina: la porta della Sicilia

©Bigstock.com/ilolab

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Lo Stretto di Messina è noto anche come la porta della Sicilia. Non unisce soltanto due specchi d’acqua – il Mar Tirreno e il Mar Ionio – ma, prima di tutto, l’isola con il resto d’Italia. Il collegamento tra Villa San Giovanni in Calabria (pochi chilometri a nord di Reggio Calabria) e Messina è uno degli snodi più importanti d’Italia. Solo una cosa viene trascurata un po’ troppo spesso: Messina è una splendida ed affascinante città d’arte che è riuscita a mantenere la sua aura magica nonostante le numerose devastazioni e calamità naturali. Visitare la città d’arte di Messina riserva grandi sorprese e dovrebbe essere inclusa in ogni vacanza siciliana. Scopri ciò che la città ha in serbo per te.

 

Gli alti e bassi della storia di Messina

Le radici di Messina possono essere fatte risalire all’VIII secolo a.C. quando i coloni ionici si sono stabiliti in questa zona e l’hanno chiamata Zancle, dal termine siculo “falce” ed è stato probabilmente influenzato dalla forma a falce di questa lingua di terra. Il nome Messene compare nel V secolo a.C. Cartaginesi e Mamertini hanno saccheggiato e devastato la città, questi ultimi infine hanno dato inizio alla Prima Guerra Punica. Questo ha avuto come risultato che Messina è diventata una città libera alleata con Roma, e successivamente inclusa nella provincia romana di Sicilia come un’importante base marittima coronata da un alto faro. Tuttavia, il periodo dello sviluppo economico è svanito nel corso del IX secolo. La città ha visto succedersi numerosi conquistatori, come gli Arabi, i Normanni, e persino una breve conquista del Re Riccardo I (Cuor di Leone).

 

Ciò ha dato il via a diversi secoli estremamente ricchi di eventi che ha visto Messina sperimentare tutti gli alti e bassi che si possano immaginare. Attraverso Messina, nel 1347, le navi genovesi hanno portato la morte nera verso nell’Europa Occidentale. Le cronache contemporanee parlano dell’arrivo di “navi della morte” che galleggiavano verso la terra senza alcun sopravvissuto a bordo. In maniera leggermente diversa, il conio di Messina ha lasciato il suo tratto distintivo sulle valute medievali fino al 1678. La città è stata anche sede del Consolato del Mare, un ente regolatore del commercio navale mondiale, e del Consolato della Seta, la corporazione dei commercianti della seta. Nel 1783 un forte terremoto con successive onde di maremoto ha distrutto gran parte della città, tra cui la cattedrale e altri luoghi. Gli sforzi per la ricostruzione hanno posto una grande importanza su ampie strade e piazze spaziose. Un altro terremoto e successivo maremoto nel 1908 ha raso al suolo il 90% degli edifici, oltre 60.000 persone hanno perso la vita. Nemmeno i violenti bombardamenti aerei durante la seconda guerra mondiale hanno scoraggiato la popolazione che ha ricostruito nuovamente tutto. Ecco perché oggi la città d’arte di Messina è così riccamente stratificata.

 

La Cattedrale e la sua piazza

Come hai appena letto, la Cattedrale di Santa Maria Assunta è stata distrutta e ricostruita diverse volte. Della sobria struttura originaria della chiesa consacrata nel 1197 non è rimasto quasi nulla. Nel 1254 un incendio ha distrutto il soffitto a cassettoni. Anche il corpo del re Corrado IV, defunto e sepolto da poco, è rimasto vittima delle fiamme. Le pareti sono crollate durante i due terremoti sopracitati che hanno distrutto l’interno, gli incendi causati dalle bombe hanno bruciato praticamente tutto fino al pavimento. L’attuale aspetto della basilica con una pianta a croce latina ha delle evidenti influenze gotiche e normanne. Il portale principale è interamente gotico. Le tre navate sono separate da due file di 13 colonne con capitelli corinzi. Particolarmente degna di nota è la decorazione a mosaico nella Cappella dei Sacramenti. Risale al XIV secolo ed è uno dei pochi gioielli sopravvissuti alle innumerevoli distruzioni.

 

Allo splendido complesso della cattedrale appartiene anche il campanile (alto 48 metri, costruito nuovamente nel 1933). Il suo stile medievale si adatta perfettamente alla basilica. Il lato rivolto verso piazza del duomo è decorato con scene che raffigurano fatti storici e religiosi legati a Messina. Il suo orologio comincia a muoversi ogni giorno a mezzogiorno. Scova il tesoro della cattedrale nel lato sud della chiesa. Una cosa che devi assolutamente vedere è la Manta d’oro del 1668. La stupenda Fontana di Orione con il suo tocco scenico rinascimentale completa perfettamente questo grandioso insieme.

 

©Bigstock.com/milosk50

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Altre attrazioni a Messina

La piazza del duomo non è affatto l’unica attrazione della città d’arte di Messina. Dovresti assolutamente dare un’occhiata ai seguenti gioielli:

  • Il Palazzo Monte di Pietà: Ci sono (e c’erano) molti palazzi a Messina. Questo palazzo nobiliare del XVII secolo, costruito sull’antica area di una piccola chiesa, è certamente tra i più belli del suo genere. Si eleva imponente con la sua grandiosa facciata e la loggia. Puoi ammirare anche i resti di un’altra chiesa.
  • La Chiesa del Carmine: I Carmelitani hanno fatto costruire la loro prima chiesa in quest’area già alla metà del XIII secolo. L’attuale struttura risale al 1930, eretta dopo l’ultimo devastante terremoto. Il passaggio graduale tra lo stile barocco e quello rococò rende la chiesa, vistosa e riccamente decorata, un luogo da vedere. Ospita diverse cappelle altrettanto spettacolari.
  • La Chiesa della Santissima Annunziata dei Catalani: Questa chiesa normanna del XII secolo è uno dei pochi edifici sopravvissuti a tutte le calamità naturali e ora si trova tre metri al di sotto delle strade ricostruite. Qui potrai apprezzare affascinanti influenze arabe, bizantine e perfino romane. L’abside è particolarmente spettacolare.
  • Il Forte del Santissimo Salvatore: Alcune mura potrebbero essere state demolite dal terremoto del 1908, ma la fortezza ancora di proprietà militare, è riuscita a mantenere perlopiù il suo splendore originale del XVI secolo. Potresti scovare alcuni resti di strutture altomedievali in tutto l’edificio.
  • Il Forte Gonzaga: Questa fortezza è stata costruita nel 1540 come protezione contro l’Impero ottomano in rapida espansione. Sorge sopra la città e domina lo Stretto di Messina. Il Forte Gonzaga è diventato di proprietà della città nel 1973. Ci sono progetti per trasformarlo in museo e centro conferenze.
  • Il Palacultura Antonello da Messina: Il Palazzo della Cultura è uno degli edifici più moderni della città, almeno dall’esterno. E proprio questo suo aspetto ha causato per anni una serie di discussioni a causa della forte somiglianza con il Municipio di Boston, che a sua volta avrebbe dovuto essere stato demolito da tempo. Inoltre, il Palacultura è stato edificato su un’area archeologica che ne ha ritardato la costruzione per circa 30 anni. Tuttavia, il centro polivalente sembra essere sorprendentemente indifferente a tutte le discussioni e alle controversie.

 

Lo Stretto di Messina

All’inizio abbiamo parlato un po’ dello stretto tra la Sicilia e la Calabria. Può essere attraversato solo via mare sebbene il traghetto sia attrezzato per il trasporto delle carrozze ferroviarie della tratta che collega Palermo a Napoli. La costruzione di un ponte è stata in discussione per decenni. Un’iniziativa del 2003 ci si è avvicinata molto ma dieci anni dopo tutte le speranze sono andate in frantumi. Tra i maggiori rischi di costruire un ponte ci sono i forti venti e il rischio di terremoti. Tuttavia, gli sforzi per simili progetti continuano ancora oggi.

 

Poi ancora nel dopoguerra lo stretto di Messina è stato attraversato… dall’elettricità. L’installazione dell’energia elettrica in Sicilia attraverso la terraferma italiana è iniziata nel 1955. Gli elettrodotti aerei collegavano la stazione calabrese di Scilla con la stazione siciliana di Messina-Santo. Il palo della corrente a 224 m di altezza è ancora in piedi anche se le linee elettriche sono state rimosse nel 1944 a favore di un cavo sottomarino. Puoi scalare il vecchio palo siciliano con i suoi 1250 gradini. La vista è sorprendente fin tanto che la testa regge le altezze.

 

Come puoi vedere, Messina è una città d’arte fantastica e diversificata con tante sorprese. Il semplice viaggio dalla terraferma è meraviglioso, ma la città stessa ha molto da offrire comunque. L’architettura è riccamente stratificata con un entusiasmante mix imposto di fascino classico, spirito moderno e intelligenti reinterpretazioni che attraversa tutte le piazze e le strade. Non dovresti assolutamente perdere la città d’arte di Messina – sicuramente da visitare quando si viaggia in Sicilia e/o in Calabria!

La città d’arte di Cagliari e le sue antiche testimonianze

©Bigstock.com/c_73

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Il capoluogo della Sardegna si trova nel sud dell’isola. Ospita spiagge straordinarie, splendidi lungomare e interessanti parchi. Insomma, qualcosa di cui non si parla abbastanza: Cagliari è una città d’arte poliedrica che mette in mostra la sua storia lunghissima e variegata, nel miglior modo possibile. Già abitata in età preistorica, è stata conquistata, distrutta, abbandonata e ricostruita. Così, oggi a Cagliari e dintorni puoi addentrarti nel patrimonio di innumerevoli epoche in una sorta di timelapse architettonico. E per finire, c’è la splendida vista sul Golfo di Cagliari dal punto più alto della città collinare… non c’è niente di meglio di tutto ciò!

 

Una breve storia di Cagliari

Le radici della regione risalgono all’età neolitica. L’area era molto frequentata, soprattutto dalla cultura di Monte Claro, per la sua posizione ideale tra il mare, una pianura fertile, due zone paludose e delle montagne alte, come rifugio. Caralis, così era conosciuta la zona, successivamente diventò una colonia fenicia, posta sotto il dominio romano dopo la prima guerra punica, con il ruolo chiave di base navale durante la seconda guerra punica e infine ottenne lo status di municipio. I Vandali la invasero dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, ma l’inclusione nell’Impero Bizantino assicurò a Cagliari un ruolo chiave durante il Medioevo.

 

Quando, nel corso del IX secolo, Bisanzio iniziò a perdere importanza si formarono i cinque Giudicati Sardi se non altro fino all’annessione di Augugliastra da parte di Cagliari che, per diversi secoli, li ridusse a quattro. Tuttavia questo periodo di indipendenza ha fatto sì che i cittadini lasciassero la città e fondarono nell’entroterra Santa Igia per sfuggire ai ripetuti attacchi dei pirati. La Repubblica di Pisa distrusse Santa Igia durante le sue conquiste del 1258; Castel di Castro, fondata dai mercanti, è diventata l’antenata della moderna Cagliari. Durante il XIV secolo, la regione fu posta sotto l’amministrazione spagnola e passò ai Savoia nel 1718 dando vita al Regno sardo-piemontese. Cagliari visse un enorme boom dopo l’Unità d’Italia. Numerosi edifici si levavano verso il cielo, accompagnati dal famoso stile Art Nouveau e dalle decorazioni floreali.

 

Quello che resta di Caralis

Stiamo alla larga dai tempi moderni per ora poiché la città d’arte di Cagliari ha molta storia da offrire. Il nostro primo luogo di interesse è Caralis, il nome del capoluogo della Sardegna in epoca punica, romana e cristiana. Due luoghi particolarmente ben conservati illustrano il suo ruolo chiave nella regione in modo davvero straordinario. La nostra prima tappa è Tuvixeddu, la collina dei piccoli buchi, in sardo. È chiamata così per una buona ragione poiché questa necropoli punica su una collina a nord di Cagliari è composta da migliaia di tombe rupestri. Un’altra necropoli e un luogo di sepoltura romano sono stati aggiunti successivamente. Le foto aeree mostrano com’è attualmente questa area che sembra essere stata bucata.

 

La testimonianza più importante dell’eredità romana a Cagliari, oltre al cosiddetto Heroon di Atilia Pomptilla con iscrizioni poetiche greche e romane – è l’anfiteatro. Costruito direttamente nella collina con diversi posti scavati nella roccia, per secoli è stato utilizzato come una cava distruggendo purtroppo gran parte dell’imponente struttura che ospitava da 8.000 a 12.300 spettatori. A partire dai primi ripristini e restauri nel 1866 l’anfiteatro è stato dotato di ulteriori strutture in legno, come corridoi e gradinate, trasformando l’atmosfera storica in un luogo per eventi contemporaneo.

 

La cattedrale di Cagliari

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La Cattedrale di Santa Maria Assunta e Santa Cecilia è uno dei tanti edifici in cui praticamente nessuna pietra è intonsa. I Pisani, già nel 1217, fecero costruire una cattedrale nello stile normanno-pisano allora prevalente. I primi rimaneggiamenti nel XIV secolo hanno cambiato la facciata e aggiunto il transetto. Cambiamenti simili si sono ripetuti più e più volte, sebbene le modifiche barocche iniziate nel 1669 hanno avuto certamente il maggior impatto d’insieme sulla struttura. Puoi vedere i resti della facciata barocca – rimossa a causa del suo stato compromesso e ricostruita tra le due guerre con elementi romanico-pisani – nel museo della cattedrale.

 

Queste modifiche fortemente barocche sono visibili soprattutto dentro la cattedrale poiché l’interno è stato riadattato secondo questo stile. Tra le attrazioni c’è la cripta dove i resti di quasi 300 martiri sardi hanno trovato la loro ultima casa. La volta della cripta è decorata con 600 rosette. Il paliotto d’argento smaltato da Madrid, il tabernacolo finemente cesellato, la grande pala d’altare con la scena di una crocifissione e la Madonna in trono, e i pavimenti artistici in marmo policromo ti stupiranno. Non perdere il pulpito in marmo del XII secolo, un dono dei Pisani e uno dei più importanti capolavori d’arte pisana dell’isola.

 

Altre attrazioni a Cagliari

Mettendo da parte gli antichi resti di Caralis e l’imponente cattedrale solo per un momento, ci sono molte altre attrazioni che rendono Cagliari una notevole città d’arte:

  • La Basilica di Nostra Signora di Bonaria: La collina di Bonaria a Cagliari nasconde non solo una necropoli, ma anche il più grande centro di pellegrinaggio della Sardegna. La prima rocca è stata costruita attorno al 1323/24 dopo che Alfonso d’Aragona aveva conquistato tutta la Sardegna attraverso Bonaria. Tuttavia, la Basilica odierna risale al periodo barocco. Il suo nome deriva da una meravigliosa statua che secondo la leggenda fu portata a riva in una cassa nel 1370. Un dipinto di Antonio Corriga all’interno della basilica rappresenta il salvataggio della statua da parte dei marinai. Il monastero annesso, nel suo chiostro, documenta la storia dell’adorazione della Vergine Maria di Bonaria.
  • Il Bastione di Saint Remy: Gli spagnoli hanno costruito diverse fortificazioni nel tardo XVI secolo per proteggere Cagliari. Alla fine, due sono diventate le fondamenta di questo bastione costruito tra il 1896 e il 1902. Tuttavia, l’imponente struttura neoclassica non svolge alcun ruolo militare. C’è una grande terrazza panoramica che è molto famosa per turisti e persone del posto. Qui puoi godere di un magnifico panorama su tutta la città d’arte.
  • Le Torri: Alcune parti delle antiche strutture difensive sono ancora in piedi, come la Torre dell’Elefante e la Torre di San Pancrazio. Originariamente esse erano parte della prima struttura pisana del XIV secolo e sono state utilizzate come prigione dagli spagnoli. Fin dalla ristrutturazione nel 1999 si può salire sia sulla torre dell’elefante – che prende il nome dal piccolo elefante sul cancello – e sulla torre San Pancrazio per godere di una vista meravigliosa.

 

Elementi dell’età della pietra ed elementi barocchi si fondono meravigliosamente e in modo sorprendente a Cagliari. La città d’arte vive attraverso differenti epoche trovando un modo affascinante di rappresentarle tutte nella loro straordinaria varietà. Splendidi punti panoramici, e tanti meravigliosi musei, bar e ristoranti creano lo scenario per una vacanza in città diversa e divertente, sia in autunno che in inverno. Qui potrai vedere la Sardegna più bella e nel suo lato migliore.

Reggio Calabria, la città d’arte con un’eredità antica

©Bigstock.com/byvalet

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Il sud Italia ospita i più antichi insediamenti del paese che hanno lasciato tracce che puoi squisitamente esplorare e ammirare ancora oggi. Se hai voglia di una vacanza culturale e sei appassionato di storia, ti suggeriamo la città d’arte di Reggio Calabria. La città più grande della Calabria e l’antico capoluogo della regione – un onore che passò a Catanzaro nel 1970 – si trova sul lato est dello Stretto di Messina. Puoi comodamente raggiungere la città siciliana con il traghetto in appena 20 minuti e ciò si presta perfettamente ad una originale vacanza culturale in una doppia città. A Reggio Calabria troverai un enorme patrimonio, architetture diversificate e uno dei lungomari più belli dell’intero paese. Andiamo!

 

Le radici greche della Calabria

C’è sicuramente molta storia a Reggio Calabria. La sua antenata, Rhegion, era una delle colonie greche più antiche d’Italia oltre a Cuma. Probabilmente fondata intorno al 720 a.C. da coloni calcidesi, ha avuto un forte sviluppo grazie alle intense attività commerciali oltre ad una flotta di circa 70 imbarcazioni. Conquistata e distrutta da Dioniso I di Siracusa dopo aspri combattimenti nel 387 a.C. – Rhegion si era alleata con Atene contro Siracusa – la popolazione ormai ridotta in schiavitù perse tutte le sue ricchezze. Infine, passò ai Romani poco prima della prima Guerra Punica, diventò una fiorente città prendendo il nome di Rhegium Julii e, dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente e diverse invasioni, alla fine è diventata un dominio bizantino.

 

I secoli successivi si rivelarono molto movimentati. Reggio Calabria fu conquistata dagli arabi di Sicilia nel 918, ebbe molti contatti Normanni e infine fu inglobata nel Regno di Sicilia e nel Regno di Napoli. Mantenne le sue influenze greche fino al XVII secolo e sopravvisse persino ai saccheggi dei turchi Ottomani che pianificarono di diffondere l’Islam da qui in tutta Italia. Dopo gli Asburgo, gli spagnoli e il regno napoleonico Reggio Calabria infine divenne parte dell’Italia unita. Colpita da violenti terremoti fin dall’antichità, il più dannoso fu quello di Messina nel 1908 che con il suo tsunami distrusse gran parte della città. Almeno un terzo della popolazione perse la vita. Ecco il motivo per cui diversi luoghi a Reggio Calabria hanno un aspetto decisamente più moderno.

 

Una passeggiata sulla spiaggia

Reggio Calabria è situata direttamente sul mare ed ha innumerevoli spiagge che si prestano ad un tuffo in acqua – certamente imprescindibile durante i caldi mesi estivi. Una lunga passeggiata sul lungomare accuratamente rinnovato è quello che ci vuole. Costruito alla fine del XVIII secolo come esperimento sostanziale dell’escursionismo verso il borgo di allora, potrai vedere numerose ville ed edifici sorprendenti. Le facciate decorate in modo originale ti stupiranno ancora ed ancora. Tra le attrazioni c’è l’anfiteatro sul mare, uno dei luoghi più famosi per eventi di Reggio Calabria. Oltre agli edifici più significativi, i numerosi locali e i bar sulla spiaggia, non bisogna dimenticare di affacciarsi sul mare. Nelle giornate limpide – e qui ce ne sono abbastanza – puoi facilmente vedere Messina.

 

Il Museo Nazionale della Magna Grecia

Inizialmente ti abbiamo consigliato la città d’arte di Reggio Calabria come una meravigliosa meta storica e culturale. Il motivo principale di tutto ciò è nascosto dietro le mura del museo archeologico, noto come Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria o MArRC. L’edificio – progettato nel 1932, terminato nel 1942, ma vuoto per diversi anni fino al dopoguerra – sembra piuttosto ordinario dall’esterno. I quattro piani di questo museo ampiamente rinnovato racconta tutta la storia che desideri di Reggio Calabria, dai primi insediamenti greci ai tempi più moderni. Il piano terra con le sue 15 sale è dedicato ai ritrovamenti della pianura di Sibari e di Locri con vari reperti provenienti dai tempi greci e la ricostruzione di una tomba scavata nella roccia. L’antica Reggio Calabria e un’affascinante collezione di antiche monete si trovano al primo piano, mentre la storia artistica della regione dal Medioevo ad oggi è raccontata al secondo piano.

 

L’attrazione imperdibile, senza alcun dubbio, si trova nel seminterrato, il luogo perfetto per una mostra intitolata “archeologia subacquea”. Troverai reperti provenienti dai mari calabresi e dalle navi affondate, come le anfore e le ancore del periodo greco e romano, nelle prime due sale. Tuttavia, la sala III si prepara a superarle. Oltre alla testa del filosofo trovata a Porticello e alla scultura di un sovrano del V secolo a.C., potrai ammirare i Bronzi di Riace. Sono stati trovati davanti al litorale di Riace in provincia di Reggio Calabria nel 1972 e accuratamente restaurati per diversi anni. Le statue, entrambe di circa due metri d’altezza, probabilmente reggevano scudi di legno ed armi da taglio. Potrebbero essere state dei doni di consacrazione per un tempio e potrebbero essere state poste su dei piedistalli.

 

Altri luoghi a Reggio Calabria

©Bigstock.com/Aliaksandr Antanovich

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Mentre il museo archeologico di Reggio Calabria è assolutamente da non perdere, questa città d’arte ospita molti altri splendidi luoghi di cui dobbiamo semplicemente parlarti:

  • Il Duomo di Reggio: La Basilica Cattedrale Metropolitana di Maria Santissima Assunta in Cielo, la cattedrale della città, è uno degli edifici gravemente colpiti dal terremoto del 1908. Ciò che è stato iniziato nel 300 d.C. sui resti di un tempio greco e ha visto numerose ristrutturazioni e ampliamenti nel corso dei secoli ed è stato interamente ricostruito nel XX secolo. L’attuale cattedrale neogotica con il suo campanile di 28 metri d’altezza è riuscita almeno a conservare alcuni manufatti del XV e XVI secolo. Il portale d’ingresso riccamente decorato da solo merita la visita.
  • Madre della Consolazione: Un altro edificio distrutto è questa chiesa del XVI secolo. Temporaneamente stabilizzata con una struttura in legno per decenni, la nuova chiesa di pellegrinaggio ha un tocco decisamente più moderno creando un affascinante contrasto con le antiche radici di Reggio Calabria. La pala d’altare, un dipinto della Madonna della Consolazione, prende parte ad una processione che lo conduce alla cattedrale a settembre per ritornare a novembre. Questo rievoca i secoli passati quando il manufatto veniva ripetutamente portato al Duomo di Reggio durante le epidemie.
  • Il Castello Aragonese: La nostra tappa finale è un altro punto di riferimento della città d’arte di Reggio Calabria. Strutture fortificate esistevano probabilmente fin dall’antichità. Allora la collina su cui sorge la fortezza era molto più accentuata. Mentre il suo nome è dovuto alle consistenti modifiche architettoniche sotto il re Ferdinando I d’Aragona, che ha fatto costruire i suggestivi bastioni rotondi con i merli, le origini della fortezza probabilmente si collocano tra il IX e l’XI secolo, nel periodo bizantino.

 

Il ricco e multiforme patrimonio greco, con molti ostacoli e rigore, ma anche autentica estasi e gioia accompagnano il tuo tour della città d’arte di Reggio Calabria. Scopri la città più grande della Calabria in tutto il suo splendore e la sua diversità tra statue inestimabili, magnifici panorami e possenti mura difensive. Un ulteriore viaggio a Messina in traghetto è un extra di benvenuto – è ora di pensare alla tua prossima vacanza!

Matera, la città d’arte preistorica dal fascino moderno

Ci sono antiche città italiane che racchiudono centinaia, addirittura migliaia di anni di storia in un unico luogo. E poi c’è la città d’arte di Matera, una delle più antiche città al mondo. Il capoluogo dell’omonima provincia della Basilicata, regione del sud Italia, era popolato fin dal Neolitico. Le abitazioni rupestri di quel periodo costituiscono ancora il nucleo della città storica e sono uno dei Siti Mondiali del Patrimonio UNESCO più affascinanti del paese. Ma questo è piuttosto lontano da ciò che potrai provare quando visiti Matera.

 

Un cenno della storia di Matera

Gli esperti continuano a discutere su quando la regione ha iniziato ad essere popolata. L’attuale consenso è orientato al Paleolitico, grossomodo attorno al X millennio a.C., sebbene le famose abitazioni rupestri potrebbero essere state realizzate durante il Neolitico. Invece, la città romana di Matera fu fondata come Matheola dal console romano Lucio Cecilio nel 251 a.C. Matera ebbe tanti governanti diversi dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, fu devastata dai Saraceni nel 938 e visse il suo periodo di massimo splendore quando subentrarono i Normanni. Cambi di governi e dinastie, terremoti e pestilenze arricchirono la sua storia tumultuosa fino all’unificazione del Regno d’Italia.

 

I Sassi di Matera

©Bigstock.com/rosariomanzo

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Durante la metà del XX secolo le persone ancora vivevano nelle grotte senza acqua corrente ed elettricità, cosa che in Italia era vista come una vergogna culturale, soprattutto dopo una grave epidemia di malaria. Questo ha velocizzato il trasferimento degli abitanti delle caverne in condomini di nuova costruzione tra gli anni ’50 e ’60. Tuttavia, ci sarebbe voluto fino agli anni ’80 affinché il restauro dei Sassi, presumibilmente le abitazioni rupestri del Neolitico, fosse finalmente avviato. Dal 1993, i Sassi di Matera fanno parte del Sito del Patrimonio UNESCO e dovrebbero tornare ad essere vere e proprie strutture ricettive grazie all’aiuto di finanziamenti; almeno questo è l’ambizioso piano della città.

 

Data la sua collocazione su una grande roccia di tufo a vista, Matera si prestò alla costruzione di questo tipo di abitazioni. Il materiale era facile da trasportare e lavorare, lo svuotamento e la sigillatura erano semplici anche in epoca preistorica. I Sassi di Matera aumentarono nei secoli successivi con complessi ampliamenti, inclusi diversi ambienti o fontane e sistemi di irrigazione. In seguito, le grotte furono costruite una sopra l’altra per avere maggiore spazio a disposizione. Puoi visitare i Sassi nel corso di visite guidate, assolutamente da non perdere. Già che ci sei, perché non dai un’occhiata al Parco delle chiese rupestri? Il parco naturalistico storico e archeologico si estende su un territorio di oltre 8.000 ettari estendendosi nell’adiacente borgo di Montescaglioso ed è dedicato ad antichi luoghi di preghiera in pietra.

 

Castello Tramontano

Non c’è dubbio che i Sassi da soli siano un motivo più che sufficiente per visitare Matera. Tuttavia, la città della Basilicata ha molto di più da offrire. La fortezza del Castello Tramontano sul colle Lapillo domina il centro storico. Le sue origini risalgono al periodo Normanno. L’antica residenza con le sue otto torri a pianta quadrata era stata progettata per proteggere da eventuali attacchi, ma è stata abbattuta per fare posto ad una fortezza più idonea. La costruzione della struttura in stile aragonese iniziò soltanto nel 1501.

 

Inizialmente, un ponte collegava entrambe le torri; tuttavia, il camminamento merlato per Castiglione Normanno non è stato mai realizzato. Sono anche state progettate torri ed elementi aggiuntivi, ma il Castello Tramontano restò incompiuto. La struttura piuttosto imponente e il suo mastio centrale, le antiche mura in tufo, i grandi fossati e l’ampio parco sono in restauro dal 2008 e gradualmente continua a riacquistare il suo splendore. Purtroppo, al momento non puoi dare un’occhiata alla fortezza, ma l’escursione è più che spettacolare.

 

Altre attrazioni di Matera

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Tanto tufo e antiche rocce accompagnano il tuo tour a Matera. Tuttavia, la città meridionale ha molto altro in serbo. Le seguenti tre attrazioni sono imperdibili!

  • La Cattedrale di Matera: La costruzione di questa chiesa nel punto più alto della città tra due Sassi iniziò nel 1230. Nei quattro decenni successivi, l’antica sede del monastero benedettino ha visto la realizzazione di una grande cattedrale per la nuova arcidiocesi. L’esterno con il grande rosone e i pilastri che poggiano su dei grandi telamoni è rimasto pressoché lo stesso. A sua volta, l’interno è stato ridecorato dal 1627 in poi arricchendosi di vistose sculture, affreschi, dipinti sulle volte e pale d’altare.
  • San Pietro Caveoso: Ci sono davvero molte chiese a Matera. San Pietro Caveoso è una delle perle nascoste della città. Collocata tra i Sassi, la facciata barocca con le sue tre statue è uno spettacolo. Diversi dipinti e un sorprendente fonte battesimale del XIII secolo valgono una sgattaiolata all’interno.
  • Il Palazzo dell’Annunziata: Con una città dalla storia così lunga questo palazzo può essere certamente considerato come un elemento moderno dato che la costruzione è iniziata “soltanto” nel 1735. Essendo simbolo di ricchezza ed opulenza, inizialmente rimpiazzò un importante monastero per ragioni rappresentative e si differenziò dal resto. Attualmente il palazzo ospita la biblioteca comunale di Matera.

 

La cultura e la cucina

Alcuni luoghi che incontrerai passeggiando per Matera potrebbero sembrare familiari. Per decenni, i Sassi sono stati l’ambientazione cinematografica dell’antica Gerusalemme. Sono state girate qui alcune parti de “La passione di Cristo” di Mel Gibson, “Il Vangelo secondo Matteo” di Pasolini, la nuova versione di “Ben-Hur” del 2016 e l’ultimo film di James Bond “No time to die” di Daniel Craig. L’unicità del sito ha richiamato diversi artisti dai Metallica a Robin Schulz per realizzare video musicali.

 

E poi c’è l’eccellente cucina di Matera che sicuramente delizierà il tuo palato. Ecco alcune prelibatezze che potrai assaggiare nei bar e nei ristoranti della città:

  • La crapiata, una zuppa di origini romane che veniva consumata prevalentemente dai contadini
  • La pasta con peperoni cruschi, un tipo di peperone dolce e secco, con l’aggiunta del pangrattato
  • Le orecchiette alla materana con agnello, mozzarella e formaggio pecorino
  • Le strazzate, biscotti friabili con mandorle e caffè
  • Il vino DOC materano in otto diverse varietà dal rosso al bianco al rosé

 

Benvenuti nel Neolitico… e nel periodo moderno perché la città d’arte di Matera ha tutto questo e molto altro da offrire. I Sassi sono senza dubbio l’attrazione principale, ma il modo in cui gli elementi contemporanei e i capolavori cinematografici sono stati inglobati nell’ambientazione storica ti stupirà ripetutamente. È ora di viaggiare verso sud!

La città d’arte di Lecce e i suoi tesori barocchi

Sei mai stato nella “Firenze del sud”? Lecce porta questo appellativo (un altro è “la Firenze del rococò”) con orgoglio. La città pugliese si trova nella penisola salentina e tra i luoghi più a sud di tutta Italia. Vino e tabacco crescono bene in questo clima particolarmente caldo. Inoltre, questa città ancora molto ricca è un importante centro militare con il proprio aeroporto e il campo di addestramento, nonché altre strutture che scoprirai durante il tuo giro a piedi. E questa passeggiata è già abbastanza poiché la città d’arte di Lecce ti sorprenderà con le sue attrazioni architettoniche dal periodo romano fino alle aggiunte più recenti.

 

Da Troia all’arte barocca

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Ti starai forse chiedendo come mai Lecce sia diventata un gioiello così sottostimato. La sua attuale origine è materia di miti e leggende poiché la città probabilmente esisteva durante la guerra di Troia ed è stata forse fondata dal re messapico Malemnio nel 1211 a.C. Continuando questa leggendaria storia delle origini, Licitius Idomeneus occupò la città dopo la distruzione di Troia e le diede sia il nome che la cultura greca. Tuttavia, non si sa effettivamente quando sia stata fondata Lecce. I Romani conquistarono la zona nel III secolo a.C. e la chiamarono Lupiae. In seguito l’Imperatore Adriano fece spostare la città tre chilometri a nordest. Da allora, è conosciuta come Licea o Litium. Sant’Oronzo ha promosso il cristianesimo nella zona nel corso del I secolo d.C. È venerato come santo patrono della città dall’epidemia di peste del 1658.

 

Lecce è stata parte dell’Impero Romano d’Oriente per oltre cinque secoli anche dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, nonostante l’avvicendarsi di un paio di conquiste. Ci è voluta la conquista dei Normanni del Sud Italia per porre fine a questo dominio. Unendosi a Conversano, l’apparentemente addormentata Contea di Lecce ha iniziato una lenta ascesa nel 1360 fino al periodo di massimo splendore dal 1550 al 1750. Carlo V ha elevato la città a centro amministrativo del Salento e l’ha fortificata. L’iconico stile barocco leccese è nato e si è diffuso in pochissimo tempo in tutto lo spazio urbano. La “Firenze del sud” è riuscita a mantenere ancora oggi questo aspetto classico.

 

La Cattedrale

Le tue passeggiate per Lecce ti faranno vedere una miriade di imponenti monumenti dell’architettura classica. La cattedrale della città, conosciuta anche come il Duomo di Lecce o la Cattedrale dell’Assunzione della Vergine, è una delle nostre preferite. Ora è un capolavoro barocco, ma questo edificio è molto più antico di quanto si possa pensare a prima vista. Costruita nel 1144 e ristrutturata nel 1230, la cattedrale è stata ricostruita nel 1659 per ordine del vescovo. Il portale principale è largamente considerato un capolavoro barocco. Statue, colonne e pilastri abbelliscono l’ingresso principale.

 

Un edificio monumentale con una pianta a croce latina ti attende all’interno. Diversi dipinti di Giuseppe da Brindisi rappresentano Sant’Oronzo e la salvezza dall’epidemia di peste. L’altare principale è dedicato al santo patrono della città. Al suo interno si trovano dodici straordinarie cappellette, ognuna con altari ed elaborati motivi artistici. Il campanile del XVII secolo leggermente inclinato raggiunge i 72 metri. Nelle giornate limpide, al di là del Mare Adriatico, puoi perfino vedere le montagne dell’Albania.

 

Chiese e basiliche a Lecce

©Bigstock.com/Cordeschi

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L’imponente cattedrale da sola potrebbe essere un motivo sufficiente per visitare Lecce, ma questo è solo l’inizio sacro, se vuoi. Molte altre chiese e basiliche ti accompagneranno nel tour della città d’arte pugliese. Eccone qui tre delle nostre preferite che non dovrai perdere:

  • La Basilica di Santa Croce: Iniziata nel 1549 e terminata soltanto nel 1695, questa chiesa barocca è l’apice dello sfarzo. C’è così tanto da meravigliarsi per la facciata riccamente decorata con le sue colonne, le figure mostruose, il rosone e il soffitto a cassettoni intagliato e dorato.
  • Santa Irene: Ecco un’altra chiesa che è stata costruita in un arco di tempo più lungo, come vedrai subito. La parte superiore e quella inferiore della facciata sono chiari segni di differenti influenze artistiche. I numerosi altari sono riccamente decorati, tuttavia, la vera attrazione è rappresentata dai dipinti e dai busti.
  • La Chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo: Questa chiesa spicca certamente tra tutti gli altri splendidi edifici barocchi poiché è riuscita a mantenere il suo aspetto originario. Nonostante gli estesi restauri della facciata nel XVIII secolo e l’aggiunta di nuove statue, la Chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo è rimasta un capolavoro romanico.

 

Ancora altri siti a Lecce

Abbastanza chiese per ora? È tempo di scoprire un lato diverso del patrimonio architettonico di Lecce. Oppure più lati, in realtà, poiché l’itinerario è ricco di emozionanti viaggi nel tempo:

  • Il Castello di Carlo V: La fortificazione di Lecce durante il dominio dell’imperatore asburgico è stata affiancata alla costruzione di tutto il castello. Una struttura medievale è stata ampiamente rafforzata ed ampliata nel XVI secolo. Oggi il castello ospita numerose associazioni culturali ed eventi.
  • Piazza Sant’Oronzo: La popolazione di Lecce ha attribuito la fine dell’epidemia di peste a Sant’Oronzo e lo ha reso il santo patrono della città. C’è un’antica colonna nell’omonima piazza. Faceva parte delle colonne gemelle che segnava la fine della Via Appia a Brindisi. Una statua apposita è stata fusa a Venezia nel 1739. Ora poggia sopra la colonna.
  • L’anfiteatro: Le radici romane della città sono cadute nell’oblio e diverse case e monumenti sono stati costruiti al di sopra di esse. Tra queste antiche strutture romane c’è un anfiteatro che poteva ospitare più di 25.000 spettatori. Oggi è parzialmente scavato ed è utilizzato come una location per eventi. Puoi scoprire e ammirare reperti d’altri tempi nei musei archeologici Faggiano e Sigismondo Castromediano, oltre che nel parco archeologico di Rudiae a circa tre kilometri dalla città.

 

Tutto questo e molto altro accompagna il tuo viaggio a Lecce. La città d’arte pugliese porta alla luce inimmaginabili tesori barocchi ed è ampiamente considerata un consiglio italiano per addetti ai lavori per una buona ragione. Lasciati incantare dall’arte e dall’architettura di altri tempi e passeggia attraverso 2.000 anni di storia tangibile. Goditi la tua prossima vacanza!

La città d’arte di Bari tra San Nicola e il lungomare

È sempre Natale in una delle città italiane più a sud d’Italia. Va bene, non è del tutto vero, ma a Bari riposano i resti di uno dei principali protagonisti del periodo che precede le festività natalizie. San Nicola è venerato e festeggiato nella città costiera pugliese, e questa è soltanto una delle tante caratteristiche che fanno di Bari una vera e propria città d’arte. Situata vicino al tacco d’Italia, apre ad occhi curiosi come i tuoi grandi musei, chiese spettacolari, spiagge sconfinate e strutture militari monumentali. Allacciate le cinture, ci dirigiamo verso il capoluogo della Puglia!

 

Una città tutta incentrata sul commercio (marittimo)

La storia di Bari inizia ancora prima dell’esistenza dei santi. I più antichi ritrovamenti fanno risalire i primi insediamenti all’età del Bronzo. Ben presto si stabilirono gli scambi commerciali con la Grecia, alcuni greci si insediarono qui in seguito, fino a quando i Romani presero la città ampliandola e facendola diventare un importante snodo commerciale con un porto. L’attuale arcidiocesi di Bari-Bitonto è stata fondata già all’inizio del IV secolo d.C. Come molte altre città, dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, Bari è stata molto contesa tra invasori e governanti ed è diventata, tra l’altro, il centro del Regno di Bari per circa 20 anni.

 

Bari stessa si è sviluppata nel corso del XIII secolo. Federico II ha provveduto all’ampio ammodernamento ed ampliamento del grande castello. Allo stesso tempo, ricchezza e commercio sono aumentate in tutta la città. L’imponente costruzione/espansione del porto è stata rapidamente abbandonata, ma Bari ha continuato a godere di un trattamento di favore da parte di banchieri e mercanti che si sono stabiliti qui e/o hanno continuato a far passare le loro rotte commerciali attraverso il porto pugliese nei secoli successivi. Gioacchino Murat, in qualità di Re Gioacchino di Sicilia, ha fatto riqualificare ed ampliare la nuova città, configurandola su un reticolo ottagonale. I quartieri ancora portano il suo nome.

 

La Basilica e la festa di San Nicola

©Bigstock.com/k.samurkas

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A differenza di altre grandi città marinare, come Genova, Venezia e Amalfi, Bari ha impiegato parecchio tempo per “scegliere” il proprio santo. I marinai dell’Italia meridionale hanno aperto il sarcofago di San Nicola a Mira, l’odierna Demre in Turchia, nel 1087 rubando le sue ossa. La Basilica di San Nicola è stata costruita esclusivamente per queste reliquie. Anche se la cripta dell’attuale chiesa domenicana era stata consacrata già dal 1089, l’effettiva ed ultima consacrazione è avvenuta nel 1197. Il periodo di costruzione della monumentale chiesa di pellegrinaggio potrebbe essere durato per ben 110 anni, ma il risultato parla da sé. Essendo divenuta l’esempio dell’architettura romanica barese, la basilica a tre navate è diventata il modello di molte altre chiese della regione. Le influenze normanne e longobarde decorano l’intero edificio, ma le torri o sono scomparse completamente o sono rimaste incomplete. Le modifiche barocche sono state completamente eliminate ad eccezione del soffitto ligneo intagliato e decorato, sebbene le splendide raffigurazioni siano in un sorprendente netto contrasto con le sculture che erano rivoluzionarie per il loro tempo.

 

Secondo la leggenda, le ossa di San Nicola emanano mirra. Una piccola bottiglia è stata calata sulla sua tomba il 6 dicembre, il giorno di San Nicola, per catturare una parte di unguenti, utilizzati a quanto pare in diversi miracoli. Tuttavia, l’attuale festa del santo, la Festa di San Nicola, si tiene dal 7 al 9 maggio e coincide con il presunto arrivo delle reliquie al porto di Bari. La statua di San Nicola, solitamente collocata nella navata laterale sinistra della basilica, nel corso di una grande processione viene portata al porto dove compie in barca il giro della baia.

 

Il castello

©Bigstock.com/ielanum

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Il punto di riferimento di Bari si erge in alto ai margini della città vecchia. Il castello normanno-svevo di Bari è stato probabilmente edificato sull’antico luogo della fortezza precedente come testimoniato da Orazio e Tito. Il re normanno Ruggero II di Sicilia fece costruire il castello medievale nel 1132 per poi distruggerlo intorno al 1156. Una volta arrivato a Bari nel XIII secolo, Federico II si rese conto della necessità di tale struttura e decise la riedificazione con un’ulteriore fortificazione. Le fondamenta normanne furono rinforzate grazie a sistemi di sbarramento esterni, due torri poligonali, un’imponente volta a botte con pilastri quadrangolari, e un fossato. Celebri costruttori musulmani hanno realizzato archi e colonne – riccamente decorate, come era tipico del periodo svevo.

 

Il castello di Bari era ben lungi dall’essere la sola fortificazione difensiva federiciana; a circa un’ora di macchina in direzione nord ovest, c’è Castel del Monte, il castello ottagonale Patrimonio Mondiale UNESCO. Il Castello Normanno-Svevo ha visto numerose modifiche e ampliamenti nei secoli successivi fino a diventare un museo. Con le sue mura e stanze aggiunte nel periodo Aragonese, oltre alla magnifica vista sul mare, per una buona ragione, il castello è uno dei luoghi principali della città.

 

Altre attrazioni di Bari

Tuttavia, oltre a queste due principali attrazioni, c’è molto di più a Bari, come puoi vedere di persona durante una passeggiata nel capoluogo pugliese. Abbiamo scelto per te un paio di ulteriori attrazioni:

  • San Sabino: La seconda grande chiesa di Bari è in realtà una cattedrale. L’attuale sede dell’Arcivescovo di Bari-Bitonto è stata principalmente costruita tra la fine del XII secolo e la fine del XIII secolo. Tuttavia, le sue radici affondano molto più lontano. Potresti imbatterti in un’iscrizione del Vescovo Andrea attivo dal 758 al 761. L’imponente simil galleria d’arte della basilica ospita affreschi medievali e le reliquie di San Sabino di Canosa di Puglia.
  • Il Teatro Petruzzelli: Ci sono (e ci sono stati) molti teatri a Bari. Alcuni di essi sono stati completamente distrutti nel corso di devastanti attacchi aerei durante la seconda Guerra Mondiale, ma il Teatro Petruzzelli fortunatamente è ancora in piedi. Il quarto teatro più grande d’Italia ospitava grandi opere, balli e concerti. Un grande incendio lo ha distrutto nell’ottobre del 1991; ci sono voluti 18 anni prima della grande riapertura.
  • La Passeggiata: Certo, potrebbe sembrare strano definire un’attrazione il lungomare, ma sicuramente andrai in estasi dopo un giro sulla Passeggiata. In poco più di mezzora supererai il vecchio porto, le mura del castello e il Teatro Margherita. Numerose panchine lungo la passeggiata invitano a sedersi e a godere del panorama. La tua mezzora potrebbe facilmente raddoppiare o triplicare!
  • La Pinacoteca: La Pinacoteca metropolitana di Bari “Corrado Giaquinto” è una tappa artistica lungo la passeggiata. Questa galleria d’arte all’interno di un palazzo ti farà scoprire sculture medievali e dipinti dal medioevo all’età moderna concentrandosi sull’arte veneziana e napoletana. La Pinacoteca è intitolata al pittore rococò Corrado Giaquinto, conosciuto per i dipinti di San Nicola e per scene di mitologia greca.

 

Ci sono, senza dubbio, motivi più che validi per visitare la città d’arte di Bari. L’imponente castello, il lunghissimo lungomare, le chiese e le cattedrali monumentali, i tesori nascosti – insieme al clima straordinario e alle bellissime spiagge, la Puglia ti invita per un indimenticabile soggiorno nel sud Italia.

La città d’arte di Amalfi nell’incantevole Costiera Amalfitana

Una delle zone più belle d’Italia si trova nel Golfo di Salerno. La Costiera Amalfitana in Campania ospita una natura mozzafiato, panorami magici e tanti piccoli borghi collegati da una sola unica strada. Amalfi, la città principale con le sue ripide colline, innumerevoli bar e spiagge meravigliose è una tappa obbligata del tour della Costiera Amalfitana Sito del Patrimonio Mondiale UNESCO. Ma non è affatto soltanto questo: Amalfi è una vera città d’arte con un’architettura meravigliosa, una storia leggendaria e molte sorprese. Unisciti a noi nel tour della costiera!

 

La potenza dell’antica repubblica marinara

Le origini esatte di Amalfi sono sconosciute. La città è stata probabilmente fondata dai soldati dell’Imperatore Costantino provenienti dal borgo di Melphe nel 320 d.C. sulla costa adriatica. “A Melphe” (da Melphe) potrebbe essere diventato Amalfi, ma non esiste una precisa documentazione a riguardo. Tuttavia, quello che sappiamo è che i residenti hanno preferito di gran lunga il commercio marittimo poiché nella zona non c’era quasi terreno fertile. Amalfi è stata perlopiù autonoma, ha ottenuto l’indipendenza, ed è diventata una delle prime repubbliche marinare. Durante il X secolo aveva oltre 50.000 abitanti ed era il principale snodo tra l’Europa (del Sud) e l’Oriente.

 

Le minacce normanne e le invasioni indebolirono notevolmente Amalfi che era all’apice della sua potenza; e infine, nel 1073, il condottiero normanno Roberto Guiscardo conquistò la repubblica marinara. Successivamente, a poco a poco perse la sua importanza e fu pesantemente indebolita da due attacchi pisani nel 1135 e nel 1137. Un devastante maremoto, causato da un terremoto, distrusse gran parte della città nel 1343. Amalfi non riuscì mai a riprendersi completamente. tuttavia, la Tabula Amalphitana, la prima raccolta italiana del diritto marittimo, sopravvisse per secoli alla repubblica marinara. Amalfi finalmente conobbe una vera ripresa alla metà del XX secolo grazie al fiorente turismo diventando da allora una popolare destinazione estiva.

 

Il complesso della Cattedrale

©Bigstock.com/NejroN Photo

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Il paesaggio urbano di Amalfi è stato modellato sulle ripide colline e attorno ad esse portando alla luce molti tesori inaspettati difficilmente visibili durante un tour costiero lungo la Strada Statale. La Cattedrale della Diocesi di Amalfi-Cava de’ Tirreno è tra gli edifici più splendidi di tutta la città d’arte. La prima chiesa è stata fondata già nel IX secolo e oggi ospita il museo diocesano. L’attuale Cattedrale di Sant’Andrea risale al X secolo ed è stata trasformata più volte. All’inizio aveva un aspetto arabo-normanno, poi ha subito una ristrutturazione barocca. La facciata con mosaici colorati è stata aggiunta nel XVIII secolo.

 

In realtà la Cattedrale è caratterizzata da un complesso di edifici piuttosto ampio composto dalla cripta, con i resti dell’Apostolo Andrea (il santo patrono di Amalfi), la Basilica del Crocifisso, con il museo diocesano, il chiostro del Paradiso e la cattedrale stessa. Sicuramente noterai l’imponente arco trionfale sorretto da due colonne in granito egizio all’interno della chiesa. Non dimenticare di visitare gli altri edifici, in particolare il Chiostro del Paradiso con la sua tranquilla atmosfera.

 

Le attrazioni di Amalfi

Tuttavia, c’è ancora molto che puoi vedere e sperimentare nella città d’arte di Amalfi. Passeggiando per la città incontrerai da vicino l’emozionante storia della zona. Durante la tua giornata ad Amalfi non perdere queste attrazioni:

  • Santa Maria a Piazza: Questa piccola chiesa rinascimentale, poco più grande di una cappella, è stata costruita nel XV secolo dove un tempo si trovavano numerosi negozi e artigiani. La sua bellezza raccolta è arricchita di meravigliosi dipinti e rilievi.
  • Il Museo della Carta: I cittadini di Amalfi hanno appreso l’arte della fabbricazione della carta molti secoli fa trasformando la città in uno dei primi centri della carta in Europa. L’antica cartiera è stata trasformata in un museo nel 1969 ed espone macchinari e attrezzature di tempi lontani.
  • Sant’Antonio: Si racconta che San Francesco d’Assisi fondò questa chiesa e il suo convento durante un pellegrinaggio alle spoglie dell’Apostolo Andrea. Il convento è chiuso ai visitatori tranne un pomeriggio all’anno. Tuttavia, affascina il meraviglioso e colorato interno della chiesa, altrimenti piuttosto semplice.
  • Gli Arsenali della Repubblica: Durante il periodo della repubblica marinara le navi mercantili e le navi da guerra dovevano essere costruite, manutenute e preservate. Amalfi possedeva le più grandi galee del Mediterraneo nell’alto Medioevo. Ciò che è sopravvissuto dell’arsenale sono soprattutto architetture e resti di sculture, in parte conservati dall’erosione. Qui sono esposte diverse navi e barche di una regata storica.

 

La Costiera Amalfitana

©Bigstock.com/mailos

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Se sei ad Amalfi, dovresti girare l’intera Costiera Amalfitana non credi? Non perdere i meravigliosi panorami sul Golfo di Salerno e i ripidi faraglioni di costa lungo l’incredibile Strada Statale 163 della Costiera Amalfitana con i suoi 50 km da Meta di Sorrento a Vietri sul Mare. Questo viaggio non è certo per i deboli di cuore per le rocce a strapiombo e la strettezza della strada, ma il panorama è semplicemente straordinario. E questo non è lontano da quello che puoi sperimentare su e giù per la Costiera Amalfitana:

  • Vino e limoncello: La Dolce Vita è ovunque nel Golfo di Salerno. La Costiera Amalfitana è una famosa area vinicola con vini rossi eccellenti e vini bianchi che si fregiano della DOC, denominazione di origine controllata, dal 1995. Che ne dici invece di un limoncello? Nella zona costiera crescono eccellenti limoni con polpa succosa e piccoli semi. Assaggia il risultato negli splendidi bar e locali lungo il percorso.
  • Sentieri a lunga percorrenza: Preferisci piuttosto viaggiare a piedi e ami le sfide? Diversi sentieri escursionistici si sviluppano lungo la costa. Sei tappe impegnative da Salerno a Sorrento o Schiazzano passando da Amalfi ti attendono sul sentiero CAI-300 e su percorsi paralleli. Fino a 74 km per la versione più lunga del sentiero con 4.380 metri di dislivello in salita e 4.718 metri di dislivello in discesa. Sei pronto per la sfida?
  • Luoghi meravigliosi: Qualunque cosa tu abbia programmato per il tuo tour costiero, ci sono molti altri luoghi fantastici da scoprire oltre alla città d’arte di Amalfi. Prendi Ravello, per esempio, dove nel Medioevo vivevano molti cittadini ricchi. Numerose ville ben tenute tra cui la maestosa Villa Rufolo ti faranno sentire come se fossi in un’epoca completamente diversa. C’è un monastero benedettino fondato nel 973 su uno sperone roccioso sopra Maiori. Anche Furore ha il suo fiordo ed è considerato uno dei borghi più belli d’Italia per una buona ragione. E infine c’è Positano, un luogo colorato con innumerevoli chiese, resti romani e una roccia stranamente bucata.

 

Visitare la città d’arte di Amalfi è un must quando si programma un tour della Costiera Amalfitana. La città principale non ha perso nulla del suo fascino da repubblica marinara anche se, oggi, le cose sono un po’ più tranquille. La città accogliente con le sue affascinanti attrazioni e gli innumerevoli panorami è perfetta per rilassarsi e sognare tutto il giorno.

La città d’arte di Salerno: il segreto meglio custodito della Campania

Salerno è senza dubbio uno dei più grandi tesori nascosti del Sud Italia. Si trova vicino alla Costiera Amalfitana e a meno di un’ora da Napoli, la seconda città più grande della Campania è un vero gioiello ricco di intimità. Relativamente pochi turisti finiscono a Salerno per la sua vicinanza ad alcune delle attrazioni più famose di tutta la regione, tuttavia ci sono molte cose incredibili da scoprire qui. La città costiera ha una tale ricchezza di luoghi meravigliosi, una storia tangibile e un fascino mediterraneo con i suoi innumerevoli caffè, bar e ristoranti. E come non iniziare con il lungomare piccolo ma decisamente carino! Basta chiacchiere, scopriamo insieme la città di Salerno.

 

Centro del commercio, scuola di medicina e rilancio turistico

La posizione ideale di Salerno ha attratto fin da subito i primi abitanti. I primi insediamenti nella zona risalgono al periodo tra il IX e il VI secolo a.C. come confermato dalla scoperta di resti di mummie neolitiche. Successivamente colonizzata dagli Etruschi e infine dominata dai Romani, l’antica fortificazione militare si è trasformata in un fiorente centro commerciale. Salerno ha raggiunto il suo massimo splendore durante il dominio longobardo con la famosa Scuola Medica Salernitana nella quale è stata creata una medicina occidentale indipendente nel corso dell’XI secolo. Durante la conquista del sud Italia, i Normanni hanno reso Salerno la loro capitale.

 

Unita ad Amalfi, Salerno è tornata ad essere ancora una volta un importante centro commerciale durante l’Alto Medioevo, questa volta per il nord Africa e la Sicilia. In seguito le sorti della città sono state strettamente legate a quelle del Regno di Napoli. C’è stato un altro boom economico, culturale e medico sotto il dominio dei Conti di Sanseverino, ma la loro cacciata e l’esilio hanno condotto ad un forte e costante declino accelerato da un’epidemia di peste e da forti terremoti. La città infine ha iniziato a crescere ad un ritmo abbastanza veloce dal 1830 in poi, avendo giocato un ruolo importante nel Risorgimento e nella prima rivoluzione industriale, ma è stato solo nella seconda metà del XX secolo che la rinnovata attenzione al turismo ha rivitalizzato il centro storico.

 

Le chiese di Salerno

©Bigstock.com/Claudiogiovanni

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Nel corso degli anni ’90, quando l’iniziale boom turistico è incominciato un po’ a diminuire, si è posta l’attenzione sul ripristino e il restauro di luoghi classici, dei quali Salerno è piena. Diamo allora un’occhiata alle chiese:

  • La Cattedrale di Salerno: La costruzione della Cattedrale di San Matteo è iniziata nel 1080, tre anni dopo che i Normanni avevano preso il posto dei Longobardi. È la chiesa più grande ed antica per l’architettura arabo-normanna di epoca precedente all’introduzione degli archi a sesto acuto. 28 antiche colonne e diversi sarcofagi romani abbelliscono il portico. La cripta ospita presumibilmente i resti dell’Apostolo Matteo.
  • Sant’Andrea de Lavina: Il piccolo fiume Lavina fungeva da canale di scolo e scorre ancora sotto una strada accanto a questa chiesa del IX secolo. La cosa affascinante di Sant’Andrea de Lavina è il fatto che gli scavi in corso hanno reso tangibile in maniera davvero potente l’uso precedente di questo sito come cimitero.
  • La Chiesa di San Pietro a Corte: La parola “chiesa” potrebbe essere un po’ ingannevole in questo contesto poiché San Pietro a Corte ospita in realtà un grande complesso archeologico con (presunti) resti di terme romane, un sito di sepolture paleocristiane, una probabile sala della Scuola Medica Salernitana, e una cappella del XII secolo. Tuttavia, ci sono piccole chiese, cappelle ed altri edifici sopra ed attorno a questo sito.
  • Santa Maria de Lama: Abbiamo un’altra chiesa per te e…che sorpresa che è! Santa Maria de Lama è stata costruita durante il periodo di massimo splendore longobardo tra il X e l’XI secolo. All’interno della chiesa ci sono diversi resti di affreschi – l’unica testimonianza di pittura longobarda.

 

I palazzi della città

Abbiamo appena iniziato e facciamo subito un passo indietro rispetto alla variegata architettura religiosa della città. I palazzi di Salerno sono incredibilmente spettacolari e colorati:

  • Il Palazzo della Città di Salerno: Costruito nel 1936 nel caratteristico stile fascista del tempo, soltanto otto anni più tardi, è stato utilizzato come sala riunione del primo governo del Regno d’Italia. Oltre ad ospitare l’ufficio del sindaco, il grande cinema teatro a piano terra è uno dei siti per eventi più famoso della città.
  • Palazzo Fruscione: Questo palazzo nella parte più antica del centro storico non soltanto è sorprendente, ma nasconde diversi tesori sotto terra. Potrebbe essere stato il luogo del palazzo longobardo del Duca Arechi II che governò la zona dal 758 al 787. Sono stati trovati qui anche i mosaici e gli affreschi del II secolo e i resti di un complesso termale.
  • Palazzo Pinto: L’antico palazzo dell’omonima famiglia nobile ha visto un sacco di trasformazioni nel corso degli anni – l’aspetto attuale probabilmente risale alla metà del XVII secolo – ma potresti scoprire altre interessanti testimonianze medievali qua e là. Il coronamento e gli archi sono di origine normanna. Palazzo Pinto attualmente ospita una piccola, ma deliziosa galleria d’arte.
  • Palazzo Santoro: Tra il 1915 e il 1926, l’architetto fiorentino Gino Coppedè progettò in maniera fantasiosa un’area di oltre 30.000 m² nel quartiere romano Trieste in stile Art Nouveau. Palazzo Santoro è uno dei suoi rari lavori in Campania. L’edificio di sette piani sul lungomare è un capolavoro bizzarro ed eclettico; quasi una favola d’altri tempi.

 

Ancora altri luoghi di Salerno

©Bigstock.com/tanialerro

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Probabilmente sei come noi e non ne hai ancora abbastanza di Salerno. Non preoccuparti, abbiamo scovato un altro asso nella manica. Anzi, quattro assi, per la precisione:

  • Il Museo Archeologico Provinciale: Scopri la trasformazione storica e culturale della zona di Salerno visitando il museo archeologico. Sono esposti reperti dall’età della pietra al medioevo, ai pezzi Sanniti, Etruschi e Romani. La testa di Apollo di Pasiteles è stata infatti rinvenuta in una rete da pesca ed è tra i pezzi più belli di questa ampia collezione.
  • Il Castello di Arechi: Uno dei monumenti più antichi della città è situato su una collina a circa 300 m sul livello del mare. Arechi II fece ampliare un’antica fortificazione romano-bizantina per creare questa imponente fortezza. C’è un museo che espone diversi reperti della storia leggendaria del castello. Gli incredibili punti panoramici ti stupiranno con le loro limpide vedute sul Golfo di Salerno.
  • Forte La Carnale: L’impresario di zona Andrea di Gaeta ha fatto costruire questa fortezza nel 1569 come parte di una struttura difensiva per proteggere Salerno dalle ripetute incursioni saracene. Da allora è stato inglobato in un grande complesso sportivo con un giardino incantevole. Nelle giornate limpide puoi scorgere anche la Costiera Amalfitana e la Costa del Cilento.
  • Il Giardino della Minerva: Parlando di giardini – quello che originariamente era stato realizzato come struttura didattica per la Scuola Medica Salernitana è diventato da allora uno dei giardini botanici più belli d’Italia. Osserva più di 300 specie di piante tra cui delle rarità utilizzate nella medicina medievale raggruppate in aree tematiche.

 

La città d’arte di Salerno non è sicuramente uno dei maggiori centri turistici, data la vicinanza a Napoli e alla Costiera Amalfitana. Tuttavia, è proprio questo che rende affascinante questa bellezza campana. Che tu sia interessato alla storia davvero incredibile della città o desideri semplicemente passeggiare su e giù per il centro storico – c’è sempre un avvincente ritrovamento archeologico da vedere e una tazza di caffè con il tuo nome, vista mare inclusa.

I cicli di affreschi trecenteschi di Padova

©Bigstock.com/vvoevale

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Padova è ampiamente considerata una delle più belle città d’Italia, e per buone ragioni. Il più antico orto botanico al mondo, un Sito del Patrimonio Mondiale UNESCO, da solo e da decenni attrae persone da tutto il mondo, e il centro storico con le sue chiese, le cappelle e i palazzi merita sempre una visita. Molto più di una passeggiata, a pensarci bene, perché Padova ha ottenuto nel 2021 un secondo Sito del Patrimonio Mondiale che ti conduce direttamente nell’antico centro storico. La denominazione “I cicli di affreschi trecenteschi di Padova” è sinonimo di inestimabili affreschi su soffitti e pareti in otto edifici differenti. Continua a leggere per scoprire di quali edifici e di quali artisti stiamo parlando, e che cosa rende speciali gli affreschi cosiddetti trecenteschi.

 

La rivoluzione artistica del Trecento

Il XIV secolo ha rivoluzionato l’arte italiana. Oltre alla letteratura e alla musica, il periodo prerinascimentale ha avuto un effetto tangibile su pittori e scultori: ha avuto inizio il cosiddetto “Trecento” (l’abbreviazione italiana di “milletrecento”). Siena, Pisa e Padova hanno sviluppato le proprie scuole artistiche con le loro tecniche e innovazioni che si sono rapidamente diffuse in tutto il paese e oltre. Due grandi innovazioni presto domineranno gli studi italiani: la sinopia e la giornata.

 

La cosiddetta “pontata” è stata il tema predominante per tutto il XIII secolo. Con questo approccio ci si concentrava sulla finitura di aree predefinite di intonaco lungo l’impalcatura indipendentemente dal disegno. Tuttavia, la giornata mirava a completare decorazioni intere o parziali in una giornata di lavoro per ottenere un aspetto più coerente. I disegni con la sinopia sono stati utilizzati per creare un effetto di uniformità strutturale. I maestri di solito si occupavano del grande affresco attraverso il disegno mentre i loro assistenti ricevevano parti più piccole per lavori dettagliati e di precisione. Una composizione più precisa del disegno pittorico che ha permesso agli artisti del Trecento di raggiungere una profondità spaziale e una struttura compositiva più complesse. Ed è esattamente quello che ti aspetta all’interno degli edifici affrescati di Padova.

 

I protagonisti più importanti dell’affresco a Padova

Diversi artisti hanno avuto un ruolo chiave nel creare i cicli di affreschi del Patrimonio Mondiale. Elencarli tutti potrebbe essere un po’ eccessivo, ecco perché vi presentiamo tre maestri particolarmente importanti:

  • Giotto: Il pioniere del Rinascimento italiano era figlio di un fabbro a Firenze e, pertanto, ha avuto uno stretto legame con la città toscana. Tuttavia, ha realizzato la sua opera più grande a Padova. Giotto è considerato l’ideatore della pittura ad affresco del Trecento. La progettazione della prospettiva così come la naturalezza e il movimento dei suoi personaggi ha rivoluzionato il mondo dell’arte allontanandosi dalla rappresentazione bidimensionale del tempo.
  • Giusto de’ Menabuoi: Non è chiaro se Giusto fosse uno studente della prima o della seconda generazione di Giotto. Anche lui originario di Firenze, ha realizzato innumerevoli affreschi di inestimabile valore nella seconda metà del XIV secolo lavorando tra l’altro anche a Milano. Gli effetti spaziali e la predilezione per i tessuti dai colori vivaci caratterizzano l’insieme delle opere di Giusto.
  • Guariento di Arpo: A differenza dei suoi illustri contemporanei trecenteschi Guariento di Arpo è invece nato a Padova. Il suo primo grande incarico è stato un ciclo di raffigurazioni angeliche per la cappella della residenza dei Carrara. Guariento ha appreso ed esercitato la sua arte a Padova in diversi cicli di affreschi nei Siti del Patrimonio Mondiale, ma ha avuto un ruolo davvero importante come divulgatore delle innovazioni giottesche. Il suo dipinto del Paradiso nel Palazzo dei Dogi a Venezia ha anticipato la fine dell’epoca bizantina.

 

Otto edifici con i loro cicli di affreschi

©Bigstock.com/e.della

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Ormai conosci le innovazioni del Trecento e gli artisti che hanno realizzato i cicli di affreschi. Ecco il momento più importante – diamo uno sguardo agli otto edifici che costituiscono il Sito del Patrimonio Mondiale UNESCO “I cicli di affreschi trecenteschi a Padova”:

  • La Cappella degli Scrovegni: Il sito originario dell’antico anfiteatro è ora la prima tappa per la pittura ad affresco a Padova. Giotto ha dipinto la cappella durante la sua costruzione dal 1302 al 1306. La grandiosa opera del maestro si focalizza su scene che rappresentano i genitori di Maria, Maria stessa con Gesù e le raffigurazioni del Giudizio Universale. La volta a botte con il suo cielo azzurro intenso pieno di stelle dorate veglia sugli eccezionali affreschi. Attenzione però, puoi visitare la cappella solo previa prenotazione e per massimo 15 minuti.
  • La Chiesa degli Eremitani: I bombardamenti aerei durante la Seconda Guerra Mondiale hanno gravemente distrutto questa chiesa vicina alla Cappella degli Scrovegni prima che fosse ampiamente ricostruita. Scopri gli affreschi del presbiterio, dove hanno lavorato Guariento di Arpo e i suoi allievi, e la cappella Ovetari. Qui sono ben conservati due affreschi di Andrea Mantegna, Niccolò Pizzolo e altri due pittori, gli altri sono frammenti restaurati.
  • Il Palazzo della Ragione: L’antica area commerciale di Padova con l’aula del tribunale al piano superiore sfortunatamente perduta in un incendio che conservava le opere originali di Giotto e dei suoi allievi. Nicolò Miretto ha tentato di restaurarle con leggere modifiche dal 1425 in poi. Nell’enorme sala sono raffigurate allegorie dei mesi e dei pianeti, i segni zodiacali, i rispettivi santi e i mestieri caratteristici.
  • La Loggia dei Carraresi: Sono sopravvissute solo alcune parti dell’antica residenza signorile della famiglia Carrara nelle quali Guariento di Arpo ha realizzato i suoi primi passi nell’arte dell’affresco. Questa loggia con scene dell’Antico Testamento probabilmente risale alla metà del XIV secolo. Purtroppo l’apertura di questa sala ha causato danni e perfino perdite agli affreschi, ma le rappresentazioni bibliche ancora esistenti sono sicuramente degne di essere viste.
  • Il Battistero del Duomo: C’è un battistero romanico, terminato nel 1281 e decorato con gli affreschi di Giusto de’ Menabuoi circa un secolo più tardi, accanto alla cattedrale che ha un aspetto piuttosto semplice. Questo ciclo eccezionalmente conservato è dedicato alle vite di Gesù e Giovanni Battista rappresentate sulle pareti e all’interno della cupola.
  • Il Complesso della Basilica di Sant’Antonio di Padova: La Basilica di Sant’Antonio è probabilmente la più importante di Padova, il sito più imponente e articolato. Un altro cielo azzurro intenso con stelle dorate ed estese decorazioni ti accompagnano in questo monumentale edificio. Le cappelle laterali sono completamente abbellite da cicli affrescati. Cerca la cappella di San Giacomo nel transetto destro. La grande opera di Altichiero da Zevio rappresenta, tra le altre cose, la crocifissione e la storia di San Giacomo apostolo.
  • L’Oratorio di San Giorgio: C’è un altro capolavoro di Altichiero da Zevio nascosto accanto alla basilica. L’Oratorio di San Giorgio è arricchito da meravigliosi affreschi che rappresentano la vita di Gesù e diversi santi. Varie raffigurazioni di martiri colpiscono per l’impareggiabile intensità. Un’altra scena spettacolare vede il nobile cavaliere Giorgio salvare una principessa da un drago.
  • L’Oratorio di San Michele: Infine, diamo un’occhiata ad una cappella piuttosto piccola, quasi anonima, costruita come una struttura di fortuna sui resti di una chiesa distrutta nel 1397. Giacomo da Verona ha dedicato il suo ciclo di affreschi alla vita della Vergine Maria con tutte le scene che ci si aspetterebbe, dall’Annunciazione alla nascita di Cristo fino alla morte della Vergine. Guardando più da vicino le vaste raffigurazioni che si estendono anche all’interno degli archi, puoi scoprire un Petrarca nascosto.

 

L’eredità del Trecento si è diffusa in tutta Italia e in gran parte d’Europa in pochissimo tempo. I cicli di affreschi trecenteschi di Padova dimostrano in maniera impressionante l’effetto dei questi importanti capolavori. Tutti i maestri in un solo luogo, otto edifici sorprendenti con stupendi cicli di affreschi, e una quantità di straordinarie raffigurazioni in architetture altrettanto affascinanti – sicuramente un insieme più che degno di essere chiamato “Patrimonio Mondiale”. A proposito, ci sono ancora altri – molti altri! – affreschi che aspettano di essere scoperti a Padova. Che ne dici di partire presto per una vacanza in città?

I portici di Bologna

La ricchezza di strutture antiche, per la maggior parte ottimamente conservate fa di Bologna una delle città più ambite per i viaggi d’arte e cultura in Emilia Romagna. Oltre alle imponenti torri medievali, i portici fanno parte dei più importanti strumenti di espressione dell’identità urbana. Il centro storico ne è percorso per più di 38 chilometri. Tenendo conto dei portici al di fuori delle mura medievali della città, il numero sale a ben 53 chilometri. Per la loro rilevanza culturale e artistica, nel 2021, dodici dei portici più significativi di Bologna sono stati dichiarati Patrimonio Mondiale UNESCO. Ti invitiamo a dare un’occhiata più da vicino a questi portici particolarmente importanti in questo momento.

 

Come sono nati i portici

©Bigstock.com/Boris Stroujko

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I portici o le arcate disegnano passaggi aperti su un lato tra uno o più edifici richiamando lo stile di una loggia. Una sequenza di arcate contigue crea questo lato aperto. I portici solitamente abbelliscono le facciate di edifici rappresentativi e possono persino coprire intere strade fiancheggiate da case. Molto probabilmente sono stati realizzati su modello dei chiostri monastici medievali. Presumibilmente, i portici di Bologna sono comparsi naturalmente nel paesaggio urbano altomedievale e sono documentati per la prima volta nel 1041.

 

Lo scopo originario del portico era la creazione di ulteriori spazi abitativi per gli edifici privati. I portici sono riusciti sia a facilitare il passaggio per tutti senza ostacoli sul suolo pubblico sia a creare più spazio per le case private. Queste strutture sono cresciute nel tempo affrontando con successo nuove sfide architettoniche. Gli ampliamenti in legno originali sono stati sostituiti nel tempo da colonne di sostegno per evitare il crollo degli edifici privati. Un decreto emanato dal governatore pontificio Giovanni Battista Doria e dal cosiddetto gonfaloniere (il portabandiera, un ruolo importante nel Medioevo e nel Rinascimento) Camillo Paleotti il 26 marzo 1568 prevedeva la ricostruzione di tutti i portici con l’utilizzo di mattoni o pietre. Questo ha dato origine ai portici famosi in tutto il mondo. Tuttavia, esistono ancora oggi alcuni portici in legno.

 

Nove portici nel centro storico di Bologna

©Bigstock.com/cge2010

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Nonostante la gran quantità di portici a Bologna la commissione del Patrimonio Mondiali alla fine ne ha scelti dodici che avevano – e hanno ancora – una grande importanza. Ben nove portici di Bologna si trovano all’interno delle mura medievali della città, e ora te li presentiamo:

  • I portici residenziali di Santa Caterina: Alcune parti sono state oggetto di modifiche significative tra il XIX e il XX secolo, prima della riqualificazione. Invece, i portici di Santa Caterina e Saragozza no. Situati davanti ad alcune case residenziali più piccole, essi possono essere riconducibili alle origini medievali poiché la loro angusta struttura mostra alcune caratteristiche gotiche.
  • La piazza porticata di Santo Stefano: Essendo parte della Basilica di Santo Stefano e delle strutture circostanti dell’omonima piazza, questi portici praticamente accrescono la connessione di tutta la composizione arrivando fino al Palazzo della Mercanzia. I palazzi tardo medievali e rinascimentali affiancano gli edifici religiosi praticamente tenuti insieme dai portici.
  • La strada porticata di Galliera: I portici di Via Galliera cercano di mantenere i classici schemi degli altrettanto antichi edifici dove si trovavano le principali infrastrutture della vecchia città romana. L’antica struttura originaria di Palazzo dal Monte e il particolare rigonfiamento nell’entasi delle colonne di sostegno di Palazzo Bonasoni rappresentano le antiche e prestigiose imprese delle famiglie senatorie.
  • Il portico del Baraccano: Il collegamento al Santuario di Santa Maria del Baraccano unifica un sacco di portici cinquecenteschi e seicenteschi di diversa altezza. I portici tra il santuario e Via Santo Stefano sono uniti tramite il cosiddetto Voltone del Baraccano. Questa volta doveva creare un collegamento visivo e spaziale tra il Santuario e la casa delle ragazze povere e orfane.
  • I portici commerciali del Pavaglione e dei Banchi: La differenza tra piazze medievali ottimamente sviluppate e rifacimenti rinascimentali in epoche successive è ben sottolineata in maniera analoga da portici particolarmente lunghi. Il Pavaglione, il portico continuo più lungo di Bologna, potrebbe essere l’attrazione principale. Anche il modo in cui i portici della vecchia università sono collegati alle strutture successive è notevole.
  • I portici accademici di Via Zamboni: L’insieme dei portici collega diversi edifici accademici tra cui Palazzo Poggi, l’Accademia di Belle Arti e la Pinacoteca Nazionale di Bologna. Per più di 200 anni, Via Zamboni ha rappresentato la vita universitaria della città. I portici che fungono da affascinante manifestazione di distribuzione della conoscenza a livello internazionale hanno un valore simbolico altrettanto alto.
  • I portici di Piazza Cavour e Via Farini: Due piazze, una strada e delle grandi costruzioni: una molteplicità di edifici porticati significativi convivono in questa concentrazione. Questi portici mostrano particolarmente bene come gli sforzi di riprogettazione del centro storico durante il XIX secolo abbiano capovolto le idee architettoniche di base consolidate nella tradizione. Tra Piazza Cavour, Piazza Minghetti e Via Farini puoi godere dell’esempio perfetto della moderna scuola di pianificazione dei portici.
  • I portici trionfali di Strada Maggiore: Un asse cruciale organizzativo e per i trasporti già in epoca romana, la Strada Maggiore è diventata nel medioevo una “strada trionfale” particolarmente rilevante. Bologna è cresciuta attorno alla Strada Maggiore, e i suoi portici sono testimoni di questo rapido sviluppo. Puoi ancora vedere in modo chiaro le origini medievali – perfette per viaggiare nel tempo durante il tuo tour della città.
  • L’edificio porticato del MAMbo: L’antico panificio è diventato il MAMbo, il Museo di Arte Moderna di Bologna, soltanto nel XX secolo. Di grande importanza sono state la conservazione e il rinnovamento delle antiche strutture porticate. Questo portico rappresenta sia l’industrializzazione sia il preliminare restauro dell’antico splendore, collegando gli edifici più importanti della scena culturale e creativa della città.

 

Altri tre portici Patrimonio dell’Umanità

©Bigstock.com/Photocritical

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Tuttavia, siamo lontani dall’aver completato questo percorso nel Patrimonio Mondiale. Il sito UNESCO presenta altri tre portici collocati al di fuori delle mura cittadine che meritano assolutamente una visita:

  • Il portico devozionale di San Luca: Bologna ospita numerosi santuari. Quello dedicato alla Madonna di San Luca è sicuramente di particolare bellezza. L’ultima parte della strada di pellegrinaggio è stata “potenziata” con questo portico, il più lungo del mondo. Tante piccole cappelle dedicate ai Misteri del Rosario scandiscono i portici lungo la strada che sale al santuario. Questo portico in gran parte rettilineo è particolarmente apprezzato anche da chi fa jogging e cammina, soprattutto con il brutto tempo.
  • Il portico della Certosa: Un altro lungo porticato rettilineo si dirama da quello di San Luca nei pressi del cimitero della Certosa. Il portico della Certosa è ampiamente considerato come un esempio unico di arcate moderne a carattere sepolcrale. È stato costruito dopo l’editto di Napoleone che cercava di recuperare la natura delle strade sepolcrali romane. Tuttavia, le strutture interne porticate della Certosa esprimono lo spirito rinascimentale.
  • L’edificio porticato del quartiere Barca: L’incontro dei concetti architettonici classici e le rivisitazioni moderne non si arrestano con i portici di Bologna. Un lunghissimo pezzo dell’evoluzione del classico porticato bolognese si estende lungo gli efficienti edifici del Treno della Barca. La manutenzione continua, il più delle volte effettuata dai residenti stessi, mantiene in vita ancora oggi l’originalità post-moderna.

 

Classici e robusti o colorati e moderni – i portici di Bologna sono testimoni di secoli ricchi di eventi e possono essere visitati durante ampi tour della città. Essi si aprono su alcuni dei più importanti edifici e attrazioni, e conducono con cura a luoghi affascinanti al di fuori del centro storico. Ci sono molti altri portici da scoprire oltre questi dodici portici del Patrimonio Mondiale: soltanto una delle tante attrazioni per la tua prossima vacanza a Bologna.